giovedì 23 febbraio 2023

Meta deve pagare il più grande risarcimento di sempre per violazione dei dati

Mark Zuckerberg, il capo di Meta, durante la sua testimonianza di fronte al Senato statunitense nel 2018, a proposito dello scandalo di Cambridge Analytica

Riguarda il caso Cambridge Analytica ed il patteggiamento ammonta a 725 milioni. La casa madre di Facebook era finita in tribunale per aver violato la privacy di 87 milioni di utenti

Meta, la casa madre di Facebook, ha accettato di pagare 725 milioni di dollari di patteggiamento per concludere un’azione legale collettiva legata allo scandalo Cambridge Analytica. La compagnia di Mark Zuckerberg era stata accusata di aver violato la privacy di milioni di utenti, avendo concesso a società terze di accedere ai loro dati personali senza consenso.

Il caso Cambridge Analytica

Lo scandalo in questione - uno dei tanti che hanno colpito Meta e le sue controllate Facebook, Instagram e Whatsapp nel corso degli anni - è scoppiato nel 2018 e riguarda l'ormai defunta società di consulenza politica britannica Cambridge Analytica, che ha avuto illegalmente accesso ai dati di 87 milioni di utenti di Facebook attraverso un'app di sondaggio chiamata MyDigitalLife.

Quei dati sono poi stati usati per influenzare il comportamento di elettori ed elettrici, attraverso annunci pubblicitari mirati, da diversi importanti clienti. Tra questi, il comitato elettorale di Donald Trump ed il Brexit party di Nigel Farage, nel contesto della campagna per il referendum che ha portato all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

A seguito della scoperta degli illeciti e delle violazioni della privacy commesse, Meta ( che allora si chiamava Facebook ) è stata costretta a pagare una multa da 5 miliardi di dollari alla Federal trade commission, l’agenzia statunitense per la tutela dei consumatori, 100 milioni di dollari alla Securities and exchange commission ( Sec ), per aver ingannato gli investitori, e una modesta cifra di 500 mila sterline ( 568 mila euro ) all'Information commissioner's office, il garante della privacy del Regno Unito.

La class action

Il patteggiamento di cui si è saputo oggi, riportato per la prima volta da Reuters, riguarda invece una class action presentata nel 2018 in California, da molti utenti di Facebook. Negli anni successivi, Meta si è opposta alla causa, sostenendo che gli iscritti al social network non dovrebbero avere alcuna aspettativa reale di privacy, un'affermazione che il giudice incaricato del caso ha definito come "davvero sbagliata", come riportato da Reuters.

Forse anche per questo motivo, quattro anni dopo, Meta è stata costretta a patteggiare ed a pagare 725 milioni di dollari agli utenti coinvolti. L’accordo è stato definito dagli avvocati dell’accusa come "il più grande risarcimento mai ottenuto in una class action sulla privacy e il più pagato da Facebook per risolvere un’azione legale collettiva presentata da privati".

Fonte: Wired.it