Intervista di Barbara Visentin
Il Capitano, come è soprannominato, è pronto a salire sulla nave: il 9 febbraio Gigi D’Agostino sarà superospite del Festival, a bordo della Costa Crociere ormeggiata al largo di Sanremo. Un ritorno attesissimo dai fan che a lungo si sono preoccupati per le condizioni di salute del dj torinese, 56 anni, icona della dance con hit come «L’Amour Toujours», «Bla bla bla» o «La Passion», assente dalle scene da quattro anni. Nel mezzo pochissime comunicazioni social: l’annuncio di un «grave male», la foto con un deambulatore e poi, finalmente, sorrisi e buone notizie.
Gigi Dag, riparte in grande, dal Festival.
«Non era calcolato. Ho avuto qualche problema, poi mi sono ripreso, ma non riuscivo più a uscire né ad incontrare gente. Sono stato così tanto chiuso, fra il Covid e il mio problema, che dopo ho dovuto affrontare una cosa che non avevo considerato, cioè la parte mentale. Quindi c’è stato un buco di alcuni mesi e poi, essendoci questa bella proposta, ho deciso di accettare. Per me è una prima volta, io la tv non sono mai riuscito ad affrontarla».
Come mai?
«Per la mia timidezza estrema, mi fa paura: per me è fantascienza andare in tv».
Allora sarà proprio uno «sblocco» totale.
«Questa proposta mi ha spronato e sarà importante sotto tutti i punti di vista. C’è la nave che è un simbolo pazzesco per me: sono da sempre affascinato dall’idea del navigare dentro la musica e ne ho fatto la mia divisa. E poi c’è il ritrovare il pubblico».
Ha accennato ai suoi problemi di salute. Le andrebbe di raccontare cosa le è successo?
«Preferisco di no. È che già l’ho vissuta male, non solo per il dolore, ma anche perché non amo essere visto come se chiedessi compassione. Fosse per me non avrei mai detto neanche che stavo male. Ho dovuto farlo perché a novembre 2021 avevo in programma un concerto, già spostato due volte per la pandemia. Sono stato “aggredito” da questa situazione e pensavo alla gente che per la terza volta si trovava il live annullato. È stato un momento tragico. Gradirei non spiegare altro perché se no metto in moto immaginari, ma a cosa serve?».
Possiamo chiederle allora se adesso sta bene?
«Sì, sto bene. Certo ho vissuto un enorme trauma quindi non posso sapere qual'è il mio futuro, ma mi ritengo fortunato in tutto. Tra le tante cose particolari della mia vita, anche in questo mi è successa una cosa particolare. Ma mi concentro su come mi sento ora, ad un certo punto ho dovuto farlo, altrimenti il cervello continua a vivere di immaginazioni legate al dolore o al timore che lo potrai provare di nuovo, un loop in cui non voglio più entrare. Comunque sto bene, vado a camminare, a correre, ho ripreso la vita di prima».
In questi anni le è arrivato l’affetto dei fan?
«È stato bellissimo e commovente. Quel che ricevevo dall’esterno lo sentivo sulla pelle. Nei momenti difficili è stato fondamentale».
La sua partecipazione al Festival com’è arrivata, l’ha cercata Amadeus?
«Non so come sia andata perché io vivo proprio isolatissimo, in un universo parallelo: non ho le suonerie nel telefono, non rispondo alle chiamate. So solo che mi ha fatto piacere».
Ma i DJ che fanno ballare le folle non sono più estroversi?
(Ride) «Io solo al pensiero di farmi un selfie vado in sbattimento. Mi piace proporre la mia musica e sentire la connessione fortissima con il pubblico, ma ai concerti cerco il buio, faccio sì che non ci sia una luce importante su di me. Se mi chiedi di dire qualcosa è la fine. Invece se mi dici "mettiti dietro la console ed esprimiti con dei suoni" allora lì mi apro».
Che rapporto ha con Sanremo, ci andrebbe in gara?
«Da piccolo mi piaceva proprio e compravo la compilation in vinile. Poi cominciando a suonare in discoteca un po' mi sono allontanato, ma almeno la finale la seguivo. Andarci in gara mi piacerebbe, molti anni fa c’era stato anche un avvicinamento perché ho sempre scritto anche canzoni italiane, quindi sì, mi ci vedo, e magari più avanti spero che succederà».
Per i prossimi mesi arriveranno altri annunci?
«Ho cominciato questa mia seconda vita senza pensare troppo, ma certo ci saranno delle uscite: un singolo a marzo ( l’8 per Time Records, ndr. ) e poi altre cose ad aprile. E ci saranno dei live. Ho già annunciato un grande concerto in Austria per ottobre, ma a giugno ricomincerò anche in Svizzera e in Italia».
Lei pubblica tantissima musica, con pseudonimi diversi.
«Ho iniziato nell'86, i primi consensi veri sono arrivati nel '93. Il pubblico è un po' cambiato, c'è chi magari non va più in discoteca, ma ancora mi ascolta. Mi fa piacerissimo che duri da così tanti anni. Io compongo da sempre, anche cose diversissime, quindi avere varie identità mi aiuta ad essere più libero. Tante cose non escono neanche e restano un percorso mio, per stare meglio. Mi basta avere un paesaggio davanti e la libertà di sperimentare le mie sonorità: lasciatemi pure lì per sempre».
Fonte: Corriere.it