Perché ha scelto di annullare le sue date?
"La settimana prima, durante una serata, avevo visto che la situazione non era gestibile, anche in spiaggia: ci sono ragazzi molto attenti, altri per niente. Ma come si fa? Ci vorrebbe una persona ogni quattro ragazzi che si metta in mezzo per tenere il distanziamento e controllare che tengano la mascherina. Come si fa? Lasciamo stare che emotivamente sarebbe sgradevole, ma come si fanno a sostenere costi del genere?"
Non era prevedibile che il ballo provocasse assembramenti?
"Certo, c'era da immaginarlo, ma vederlo in quella serata per me è un'altra cosa. Ho iniziato poi ad informarmi di più sull'aumento dei contagi da Covid e ho avvertito un problema crescente. Se mi sono sbagliato, non ho fatto del male a nessuno. O meglio, so di aver creato un problema per chi lavora. E comunque la serata si è tenuta lo stesso con un altro dj: quella è stata una decisione che ho preso da solo e sono rimasto solo, ma nella vita ho imparato che bisogna essere un po' più cauti".
Quindi condivide la chiusura delle discoteche?
"In realta, fatta così, la trovo un'idiozia. Se è necessario un sacrificio per risolvere il problema o almeno per non aggravarlo, il sacrificio deve essere fatto da tutti, non solo dai locali. Viceversa, se viene chiesto un sacrificio solo ad un settore, è evidente che non si sta mirando minimamente alla soluzione del problema. Ma quello che conta soprattutto è spiegare alle persone perché si chiude: ci vuole consapevolezza, altrimenti tutti cercheranno le scappatoie per non rispettare le regole".
Sarebbe stato meglio neanche riaprire i locali?
"Io sono per un lockdown rigorosissimo ma rispettato davvero da tutti e valutato di settimana in settimana. Invece se le discoteche chiudono ma i dehors dei bar restano aperti, il problema non si risolve e solo qualcuno viene danneggiato".
I ragazzi sono sensibili a questi discorsi?
"Forse no e probabilmente anche io 20 o 30 anni fa avrei fatto pensieri diversi. Ma è per questo che, oltre ad educare alla consapevolezza del problema, ci vuole la disciplina".
Fonte: La Repubblica