venerdì 21 agosto 2020

Disco chiuse, parla il DJ Gigi D’Agostino che ha anticipato il governo: "Sì al lockdown ma così è un'idiozia: deve valere per tutti"


La decisione del governo, che ha vietato il ballo in spiagge e discoteche, Gigi D'Agostino l'aveva già anticipata il 13 agosto, con la decisione tutta personale di annullare con pochissimo anticipo un live set per il giorno dopo. Una scelta fatta "per il bene del pubblico che affrontando il viaggio e partecipando al concerto si esporrebbe in entrambe le situazioni al rischio di contagio e per il bene di tutti gli operatori addetti alla produzione dell'evento che entrerebbero in strettissimo contatto con altre persone", aveva scritto il dj torinese su Facebook raccogliendo un fiume di consensi e poche critiche. "E avevo cancellato anche tutte le date seguenti, provvedimento che ora è superato dalla decisione del governo", precisa.

Perché ha scelto di annullare le sue date?

"La settimana prima, durante una serata, avevo visto che la situazione non era gestibile, anche in spiaggia: ci sono ragazzi molto attenti, altri per niente. Ma come si fa? Ci vorrebbe una persona ogni quattro ragazzi che si metta in mezzo per tenere il distanziamento e controllare che tengano la mascherina. Come si fa? Lasciamo stare che emotivamente sarebbe sgradevole, ma come si fanno a sostenere costi del genere?"

Non era prevedibile che il ballo provocasse assembramenti?

"Certo, c'era da immaginarlo, ma vederlo in quella serata per me è un'altra cosa. Ho iniziato poi ad informarmi di più sull'aumento dei contagi da Covid e ho avvertito un problema crescente. Se mi sono sbagliato, non ho fatto del male a nessuno. O meglio, so di aver creato un problema per chi lavora. E comunque la serata si è tenuta lo stesso con un altro dj: quella è stata una decisione che ho preso da solo e sono rimasto solo, ma nella vita ho imparato che bisogna essere un po' più cauti".

Quindi condivide la chiusura delle discoteche?

"In realta, fatta così, la trovo un'idiozia. Se è necessario un sacrificio per risolvere il problema o almeno per non aggravarlo, il sacrificio deve essere fatto da tutti, non solo dai locali. Viceversa, se viene chiesto un sacrificio solo ad un settore, è evidente che non si sta mirando minimamente alla soluzione del problema. Ma quello che conta soprattutto è spiegare alle persone perché si chiude: ci vuole consapevolezza, altrimenti tutti cercheranno le scappatoie per non rispettare le regole".

Sarebbe stato meglio neanche riaprire i locali?

"Io sono per un lockdown rigorosissimo ma rispettato davvero da tutti e valutato di settimana in settimana. Invece se le discoteche chiudono ma i dehors dei bar restano aperti, il problema non si risolve e solo qualcuno viene danneggiato".

I ragazzi sono sensibili a questi discorsi?

"Forse no e probabilmente anche io 20 o 30 anni fa avrei fatto pensieri diversi. Ma è per questo che, oltre ad educare alla consapevolezza del problema, ci vuole la disciplina".


Fonte: La Repubblica